Elogio al “fallimento”

Con la zona bianca, lo sport ha fatto un BOOM incredibile. In qualsiasi posto fioriscono jogger, pattinatori, ciclisti, nuotatori, escursionisti….
Mentre le giornate si allungano, il sole si fa più caldo, i corpi si riscaldano e sentono il bisogno di risvegliare i muscoli.
Lo “sport-salute” ha preso il primo posto davanti allo “sport-divertimento” e allo “sport-agonistico”.
L’età d’oro dello sport per vincere è morto, oggi è lo sport della “disfatta” che prevale.
In effetti, che cos’è una vittoria? Come godersela, se prima non c’è stata una sconfitta? Anzi, delle sconfitte!
Come avremmo potuto lasciar esplodere la nostra gioia nel 2006, quando l’Italia è diventata campione del mondo del calcio, se prima non ci fosse stato il 1994, anno in cui l’Italia ha perso la semifinale contro il Brazil?
Lo “sport-salute” ha trovato degli emuli. Piuttosto che maltrattare e scassare il proprio corpo nelle discipline agonistiche, lo sportivo ha preso coscienza di ciò che importa: non è vincere, ma participare, non è diventare campione, ma avere un corpo sodo e in piena forma, non è essere in prima pagina sul giornale, ma allenarsi in gruppo, supportarsi e incoraggiarsi l’un l’altro e crescere insieme.
Via lo spirito di gara e benvenuto a quello della solidarietà!
A forza di stare soli per mesi e chiusi in casa, almeno una cosa ce l’ha insegnata il COVID: lo spirito di gruppo…
Christine Lauret
(Lettrice e correttrice Anja Riemann)