La vita è un gioco: “Giro dell’Oca”

“La vita è come un gioco” – conosciamo tutti questa frase, la cui interpretazione è lasciata alla libera interpretazione di ciascuno di noi. A me piace pensarla come una metafora che c’insegna ad affrontare le vittorie e le sconfitte con filosofia, senza mai prendersi troppo sul serio. La fortuna e le disgrazie vanno e vengono. Fanno parte del gioco, dove non importa tanto vincere, quanto restare in ballo e in buona compagnia.
I giochi da tavola sono un’invenzione remota. Alcuni dicono che il primo “Giro dell’Oca” risalga ai tempi degli egizi! Pare che ricalcasse la sagoma del dio Mehen, un serpente arrotolato, le cui squame fungevano da caselline su cui avanzare per affrontare le peripezie e i pericoli della vita, un viaggio, un’Odissea. L’antico binomio vita uguale percorso esiste come gioco da tavolo sino ad oggi!
Quale bambino non ha mai lanciato il dado per avanzare da una casellina all’altra, sperando di arrivare per primo alla meta? Chi può dire di non aver mai sperato di raggiungere quel numero, dal quale superi tante caselle con un lancio solo? Chi di voi non ha mai temuto quella trappola che imprigiona per un giro intero? Avanza di due! , Torna indietro di uno!, Supera il birillo più vicino a te! oppure, la peggiore di tutte, Ritorna all’inizio! No! C’eri quasi e all’improvviso ti tocca ricominciare da capo! Che rabbia per te e che risata per gli altri! Allora ti viene voglia di mandare tutto all’aria. Sei stufo di lanciare questi dadi, di rifare l’intero percorso, vorresti uscire dal gioco, ma nel mentre barbotti tra te e te, trovando in te stesso l’avversario peggiore, ciò che è appena successo a te, all’improvviso accade anche a qualcun altro e ritorna il sorriso, si trasforma in una risata e con gioia ti accorgi che ti sei appena rimesso in carreggiata!
Il bello del gioco è proprio questo: non hai mai veramente perso, rimani sempre in febbrile attesa di ciò che succederà; non sei mai veramente al sicuro e allo stesso tempo, hai tutte le volte la facoltà di riprovarci di nuovo, finché gli altri partecipano, naturalmente. Con ogni lancio, la visione d’insieme cambia e le sorprese sono all’ordine del giorno. Nulla è detto finché non raggiungi la meta.
E poi: Che dici? Ti va un altro giro?
Per quel che mi riguarda, sin da quando sono bambina affronto ogni genere di percorso e per farmene una ragione ho iniziato ad inventarne di tutti i tipi!
Castelli disegnati su fogli Din A3 con un’infinità di stanze e passaggi segreti (adoravo la principessa Sissi);
mondi subacquei con buchi dai quali far entrare e uscire palombari e squali tra scogli e sottomarini (la missione di Nemo e Never say never di 007 lasciarono il segno nella mia fantasia);
paesaggi misteriosi con mostri nascosti e esseri fantasiosi (La Storia Infinita m’inghiottì all’età di dodici anni)
e non ricordo quanti altri ne ho creato sino all’adolescenza. Forse varrebbe la pena cercare in soffitta la prossima volta che torno a casa dai miei… Chissà, se li hanno conservati?
Ad ogni modo, disegnare percorsi e piantine per giocarci fu uno dei miei passatempi preferiti.
Per fortuna avevo un fratello con cui giocarci, una fortuna veramente, specialmente nei periodi dei traslochi! Traslocavamo di frequente e ogni volta, intorno a noi tutto cambiava. Talvolta di meno, talvolta in modo radicale. Tutto dipendeva dai salti di carriera di mio padre. Quando fu piccolo, erano diversi solamente il quartiere e il nido o la scuola, quando fu grande, Addio amici e città! Ti scriverò! Verremo a trovarvi! Resteremo amici per sempre! e si ricominciava da zero da un’altra parte, con nuove vie e le piantine pieghevoli nello zaino per non smarrirci in mezzo a gente differente!
Quante volte ho sentito dire la frase: Questa è Anja, la vostra nuova compagna! ed ecco che dovetti integrarmi in una nuova classe, capire come adattarmi e cercare una squadra per rifarmi velocemente una vita. L’alternativa sarebbe stata la solitudine e tutte le volte scelsi la società! Giochi di società…
Pensandoci bene: se ancora oggi, in certi momenti mi viene da disegnare qualcosa che somiglia a un gioco-percorso, allora significa che qualcosa sta cambiando intorno a me, un qualcosa di forte che mi spinge a farlo! Casella dopo casella disegno e capisco, vedo e percepisco, sento e mi diverto nello scoprire pagine mai uguali in cui tutto dipende: dalla prospettiva, dai colori, dalle forme.
Lo facciamo un po’ tutti e forse passeremo la vita lungo certi percorsi ancorati all’infanzia, per trovare noi stessi e incontrare gli altri, sperando di coinvolgere con gioia e sorpresa più persone possibili nei nostri “Giri dell’oca” – tragitti di vita, da una parte all’altra e da capo nuovamente, fin quando ci saremo!
Anja Riemann