Massimo Melis, l’indomabile

L’ho visto la prima volta per un Natale. Era in piedi davanti alla sua bancarella organizzandola a modo suo: cestini di vimini sul tetto, ghirlande, palloncini… preso dai suoi preparativi, un piccolo sorriso perso tra gli angoli delle labbra, niente né nessuno sembrava interessarlo.
In realtà non è proprio così. Niente gli sfugge, sempre un orecchio all’erta e gli occhi compositi che gli permettono di registrare tutto. È capace di grande serietà dietro una facciata di Peter Pan.
Lui è Massimo. Alto, molto alto, occhi schietti, chiari come il mare di Sardegna, capelli ben curati, un sorriso un pizzico ironico. Prima di sentirlo parlare so già che la vita mi regala l’occasione formidabile di fare il ritratto di un uomo fuori dal comune.
Massimo è sardo a metà. È Una metà indipendente, decisa, orgogliosa, è quella che lo riporta al pollaio dopo ogni avventura. L’altra metà è altrettanto importante, è lei che lo spinge a viaggiare, a scoprire, ad innovare…
Mentre lo intervisto, lui è seduto su uno sgabello del bar dietro il bancone, in mezzo al salsicce, salame e bottiglie di liquori. Occhiali sul naso, organizza il suo lavoro con l’aiuto del telefono «impiantato» nella mano.
Alla mia prima domanda, alza lentamente gli occhi su di me, si toglie gli occhiali mentre il suo viso si spezza con un sorriso, si raddrizza e mormora qualcosa in italiano (che non ho mai capito) prima di punteggiarlo con una grande risata.
«Cosa?» dico…
Allora la chiacchierata va avanti. Risponde a volta senza mezzi termini a volta con un pò di contegno. Devo saper leggere tra le righe con Massimo. È d’accordo per prestarsi all’intervista però non si apre mai su ciò che ha fatto, non si riversa sulla sua vita, non è che ha qualcosa da nascondere, ma è piuttosto una specie di pudore… magari la sua parte sarda oppure il lato educato che ha fatto di lui un piccolo ragazzo timido e riservato all’epoca…è vero, ma era prima…
The king of the city
Oggi com’è lontano il ragazzo riservato! Quando il «popolo» si annoia, Massimo è qui per divertirlo. Gli piace riunire, mettere in contatto le persone… un vero capo branco! Massimo è l’immancabile «king of the city», non si può fare a meno di lui, è una bomba! A Cagliari tutti hanno, un giorno o l’altro, sentito parlare di questo personaggio atipico.
Fisicamente lo si nota, come l’ho già detto: una silhouette impressionante, un sorriso ultrasmagliante e degli occhi limpidi… Ma non basta il fisico per essere «the king»… Massimo è anche grande di spirito. È un uomo brillante, capisce le cose non dette, è all’avanguardia. Un esempio? Solo il suo locale aperto 21 anni fa e regge, anzi, prende sempre più importanza! (il Foghorn’s https://fr-fr.facebook.com/people/Foghorns-Pub-Cagliari/100058739357413/).
È un uomo aperto, con un carisma così grande che basta per dare il «la» e tutti si mettono a cantare. Emana una forza tranquilla.
Se gli piace una città, une donna, un paese, un libro…non è tanto per la sua bellezza, ma soprattutto per la sua libertà e l’intelligenza che ci vede.
A proposito delle donne, non le ama… le adora, le ammira. Le paragona a dei felini che strofinano la loro pelliccia di seta contro una gamba, ma che tirano fuori gli artigli quando siamo noi a desiderare di più. Là, ancora una volta, ritroviamo la famosa libertà che apprezza anche dagli altri.
Libertà, indipendenza, sì, ma Massimo è anche sensibile, una sensibilità nascosta dietro un perpetuo attivismo.
Single, senza bambini, non perché non ama la gente, al contrario… li ama troppo per attaccarsi ad una sola persona, a diventarne «proprietario». Può aprire tanto il suo cuore e le porte di casa agli amici, vivere circondato da gente, uscire ogni notte…quanto può aver bisogno di solitudine. Casa sua è un rifugio, un’oasi di pace, un «pensatoio», lontano dai rumori e dagli eventi che non manca di organizzare.
È un individuo complesso, la sua dualità si ritrova dappertutto: gli piace viaggiare, voleva anche vivere in Colombia, sogna solo di paese lontani… ma è in Sardegna, a Cagliari, che apre un locale, compra una casa diventata la sua base di appoggio fin a un anno fa…
Non gli piacciono gli stereotipi… ma è attivo sui social e gli piace la sua vita ben ritmata. Svegliatosi attorno alle 8, fa il giro del quartiere per una colazione, la banca, la spesa… la sua quotidianità è ritmata dai rituali e se dice di non poter vivere senza viaggiare, forse è per sfuggire a questo radicamento che lo tiene sotto scacco nella sua isola.
Ho incontrato un personaggio pittoresco, molto colorato, per chi combacia la frase:
«La vita è cosi breve che devi godertela»
non è solo un modo dire, ma una filosofia. È pronto a sacrificare tutto per una libertà indiscutibile di cui mi sembra essere uno schiavo, se credo in questo sguardo talvolta un pò nostalgico. Si lascerà un giorno imprigionare da una bella carceriera in una prigione di amore?
L’orologio gira, passano gli anni, le rughe si installano …
“Libertà mia hai saputo disarmare tutte le mie abitudini
Libertà mia tu che mi hai fatto amare anche la mia solitudine
Tu che mi ha fatto sorridere quando vedevo finire una bella avventura
Tu che mi hai protetto quando andavo a nascondermi per curare le mie ferite…“
Le parole della canzone Ma liberté di Geoges Moustaki mi vengono naturalmente in mente quando penso a Massimo.
Massimo, che gli piaccia o no, somiglia alla sua isola più di quanto non lo pensi. Questa parte è selvaggia, indipendente, inaccessibile, seducente di primo acchito ma, alla fine, tanto accogliente e calorosa quanto il sole di Sardegna.
Un cuore d’oro. Un personaggio da scoprire assolutamente!
Christine Lauret
(Lettrice e correttrice Anja Riemann)