Psicologia,  Rubrica

Terapia di coppia: restare insieme o no?

La psicoterapia è un’attività di sostegno che si attua quando una persona sente di non riuscire a stare bene nella propria vita e di non riuscire a trovare in se stessa le risorse per stare meglio. Questo approccio mira a verificare insieme al paziente cosa lo fa stare male, vedere quali eventi della sua storia passata possono interferire con il suo presente, cercare le risorse che il paziente può avere, anche se non se ne rende conto, per aiutarlo a riprendere il cammino che prima era diventato difficile o che addirittura si era interrotto.

La psicoterapia è molto utile in caso di disturbi riconosciuti come gli attacchi di panico, i disturbi ansioso-depressivi, i disturbi alimentari psicogeni, e tanti altri casi.

C’è però un caso particolare di psicoterapia che si può ricercare quando si sta fondamentalmente bene con tutto il mondo… tranne che con una persona: il proprio partner; questa è la terapia di coppia.

Nella terapia di coppia due persone, ognuna fondamentalmente sana, che riesce a portare avanti la propria vita personale, lavorativa e sociale, chiedono aiuto perché non riescono più a stare bene insieme. Può darsi che litighino sempre, che stiano sempre in silenzio quando sono insieme oppure che non riescano proprio più a comunicare tra di loro senza fraintendere ogni cosa che dicono.

Molto spesso questo tipo di terapia viene chiesta quando è ormai troppo tardi, quando il divario tra i due è troppo profondo per essere colmato e l’unica cosa da fare è “accompagnarli” a separarsi, il che viene spesso visto come un fallimento della terapia. Ma se viene chiesto per tempo questo approccio a cosa è mirato e come funziona?

Allora, se la psicoterapia personale ha come oggetto la persona e come fine il suo benessere, la terapia di coppia ha come oggetto la relazione di coppia e come fine il miglioramento della comunicazione al suo interno per poter stare meglio insieme.

Quando una coppia non sta più bene insieme (se non è mai stata bene insieme il problema è più grave) il motivo sta spesso nel fatto che la comunicazione all’interno della coppia non fluisce bene. Probabilmente i due non sono più in grado di esprimere i propri bisogni all’altro partner e esprimono invece la frustrazione che vivono all’interno della coppia. Aiutare i due ad esplorare per primi i bisogni e renderli consapevoli, trovando poi un modo per esprimerli all’altro in modo tale che l’altro li possa cogliere è il primo passo da fare per poter riportare un po’ di comunicazione sana entro la coppia.

Facciamo un esempio: uno dei due avrebbe voglia di una maggiore condivisione di tempo, ma non sa dirlo e invece aggredisce l’altro con frasi del tipo: “Tu sei sempre fuori, ti interessa di più stare con i tuoi amici che con me!”. Naturalmente l’altro sentirà queste frasi come un tentativo di sentire in colpa e reagirà chiudendosi e probabilmente sfuggendo ancora di più. Imparare a contattare il proprio bisogno ed esprimerlo dicendo invece: “Mi piacerebbe passare più tempo con te, ti va di cercare insieme come farlo?” potrebbe abbassare la conflittualità e aiutarli davvero a trascorrere più tempo insieme.

Anche il fatto di mettersi costantemente in competizione l’uno con l’altro non aiuta la coppia. Quando uno dei due dice, per esempio: “Come sono stanco stasera!”, l’altro deve fare molta attenzione a non rispondere: “Credi di essere l’unico che si da da fare qui dentro?”. In questa risposta chiaramente il secondo vive ogni affermazione come un attacco personale e risponde contrattaccando, anche quando non ce ne sarebbe alcun bisogno, come segno di una conflittualità latente ma sempre presente.

Oppure ancora, quando uno dei due è costantemente critico: “Tu non sai fare le cose, guarda come si fanno” fa continui attacchi all’altro che certamente non fanno bene alla coppia. Meglio sarebbe dire, per esempio: “Io ci tengo molto a questa cosa, apprezzo che tu lo abbia fatto, per fare ancora meglio potresti fare anche così”.

Però la terapia di coppia ha come fine il maggior benessere della coppia e ci sono vari casi in cui la relazione è andata avanti talmente male e talmente a lungo che non è più possibile salvare nulla. A volte le coppie che arrivano in terapia chiedono un intervento magico: “Ci faccia tornare come eravamo 10 anni fa”, ma questo è evidentemente impossibile quando di mezzo ci sono stati 10 anni di accuse reciproche, di incomprensioni o di ripicche.

In questi casi l’unico modo per aiutare i due membri della coppia a stare meglio è fargli prendere coscienza del fatto che il loro conflitto assorbe tante delle loro energie e ammettere che sia purtroppo andata male è il modo meno peggiore per accettare l’inevitabile e riprendere il loro cammino personale, smettendo di investire energie in un conflitto frustrante e ormai superfluo.

E’ chiaro che la rottura di un matrimonio o comunque di una coppia viene vissuta come un fallimento, ma sarebbe ancora peggio negare l’evidenza e continuare a investire in qualcosa che non riesce proprio a funzionare: questo si chiama accanimento terapeutico.

Quindi il fatto che tante terapie di coppia terminino in una separazione non va visto come una dimostrazione che la terapia di coppia non funziona, ma anzi si può interpretare come segno che alla fine quella coppia che si è separata dopo una terapia ha capito che quella era la strada migliore per entrambi.

Riccardo Sciaky

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