Volo libero sì, ma…

Parapendio… ti dice qualcosa ?
Quest’estate ho deciso di provare lo sport di Icaro.
Già l’anno scorso, mentre trascorrevo qualche giorno in montagna, osservavo questi uccelli dalle ampie ali planare per i cieli sopra le nostre teste. Maestosi, silenziosi, salendo e scendendo, roteando, portati dal capriccio dei flussi d’aria, sfidando le leggi gravitazionali.
E’ deciso, il mio prossimo sport sarà questo !
Ed eccomi, sulla pista del decollo, guardando la moltitudine di ali che salgono pian piano nell’aria. Uno, due, tre passi e hop… La vela si gonfia, si eleva arrogante, si pavoneggia, pensa solo a civettare davanti ai miei occhi prima di spiccare il volo come per provocarmi.
Il mio coach, Carlo, mi ragguaglia per il decollo, l’ascolto solo con un orecchio, sono cosi presa dall’osservare questi volatili. Perché ascoltarlo quando tutto sembra cosi semplice ?!
Mi lascio imbragare: cinghie tra le gambe, sulle spalle, sotto il sedere, casco, mi sembra di essere l’omino Michelin. Se avessi voluto giocare alla seduttrice o alla modella, ho sbagliato sport, sembra piuttosto che arrivi direttamente dal cartone animato « Tintin sulla luna » !
Insomma, metto da parte l’attrezzatura, la mancanza d’ ombra (non c’è il più piccolo ramoscello per proteggermi dal sole che approfitta per darmi la caccia con i suoi raggi), l’attesa mi rende isterica.
Finalmente tocca a me ! Confesso che la mia impazienza cresce. Sono attaccata a una gigantesca vela, agganciata al coach, siamo pronti per il mio battesimo. Allora?.. Andiamo? Daiiii!…
«Andiamo» mi dice improvvisamente, « corri!» …
Correre? A piedi? Ma a chi devo dare la caccia? Non sono venuta per volare??!
Il tempo di pormi tutte queste domande, l’altro, dietro di me, mi spinge forte e da quel che capisco inizia a correre … sì… Diciamo che avrebbe potuto correre se non fossi stata incollata al terreno, chiedendomi come facessero gli altri.
Quindi la vela si gonfia, gli resisto, il coach mi spinge… e patatrac!
Eccoci rotolare in un groviglio di piedi, braccia, gambe… non so più dove sia la mia testa! Per quanto riguarda il parapendio cosi bello nel cielo, assomiglia adesso ad un animale ferito, le funi attorcigliate, la vela stracciata e il coach disperato…
In pratica è la prima volta che gli succede di mancare un decollo per un battesimo. Inveisce, non capisce… o forse capisce benissimo che ho fatto di testa mia !
Ovviamente siamo scivolati lungo la discesa che adesso dobbiamo risalire a piedi, sempre con il sole che ci accompagna come il nostro migliore amico (o forse nemico?!)… pfff… e ricominciare tutto dall’ inizio. Già sono stufa, abbandono, appendo i miei ferri al chiodo, mi hanno spezzato le ali… a denti stretti arriviamo sulla zona del decollo. Il coach installa l’ala attentamente mentre i suoi colleghi provano a convincermi a fare un altro tentativo.
Nonostante me, mi trovo di nuovo attrezzata e questa volta, credetemi ragazzi, corro! Corro cosi tanto che anche dopo il decollo le mie gambe lavorano a maglia in mezzo al cielo. Carlo me lo fa notare «…Penso che possa smettere di correre, adesso voliamoooo!..» . L’ironia che sento nella sua voce non mi piace più di tanto, però apro gli occhi e vedo la terra allontanarsi da noi.
Alleluia ! Siamo riusciti ! Volo !
Mi godo il panorama, apprezzo il silenzio, l’aria fredda… ma la mia gioia è di breve durata. Che cosa succede nel mio corpo ? Cos’è questo stato improvvisamente febbrile ? Nooo… Non sogno, ho avvertito un fortissimo senso di nausea…
Carlo mi parla ma non rispondo più, ho fretta che il volo finisca. E invece… Ahimè, mi dice « siamo fortunati ! Ci sono tante belle termiche ! Potremo volare per più tempo e anche sorvolare il mare !.. ». Cooosa ???! Più tempo?! Mamma mia, nooo ! Per la barba del grande Merlino, prometto di essere carina se atterriamo adesso. Ho il cuore a rovescio, lo stomaco sulle labbra e il fegato che fa l’ascensore. Ma chi diavolo ha inventato questo sport?!! Ecco cosa succede quando proviamo a impadronirci di un elemento che non è il nostro… Ci bruciamo le ali! In questo momento sono io che brucio, brucio della voglia di picchiare questo spilungone che non capisce che sto male. Ingoio il mio orgoglio e apro finalmente la bocca per chiedergli di atterrare subito, per favore. Ma ho ingoiato solo il mio orgoglio, perché tutto il resto (colazione compresa) è uscito e ha tappezzato la tuta di Carlo… cosi impara !
Carlo si lamenta, ovviamente : «Ma avresti potuto avvisarmi che stavi cosi male!…» .
«Ma è quello che cercavo di fare, cretino, se solo smettessi di parlare!»
Volo abbreviato, eccoci con la vela ridotta per un atterraggio d’emergenza.
Ma Eolo non la vede cosi e nonostante la vela ridotta, passiamo da una termica all’altra, sempre più lontano, sempre più in alto, il mio stomaco sconvolto dai « bip-bip » del variometro, che segnalano un’ulteriore salita e saliamo, saliamo…
Non chiedetemi se ho apprezzato le frastagliate coste dell’isola vista dal cielo, né la savana selvaggia, nemmeno le tartarughe che ci regalavano un magnifico balletto nelle acque chiare dell’ oceano Indiano, no… Chiedetemi pure di parlarvi della spiaggia dove, infine, siamo giunti sulla terraferma.
Smunta, l’aspetto tirato e giallognolo, l’occhio spento, no, non potrei fare la pubblicità per il parapendio ! Mi lascio scivolare sul campo e, in ginocchio nella sabbia, aspetto che mi liberino. Mai una spiaggia mi è sembrata cosi bella, una sabbia cosi accogliente. Mi sono sdraiata, godendo la carezza di un dolce zefiro sulla mia pelle, la sensazione dei granelli di sabbia sulla mia guancia…Ah la solida terra ! Non si possono fare paragoni, nessun posto è cosi bello !
Se il parapendio vi attira, assicuratevi di avere lo stomaco solido per apprezzare i benefici del volo libero. Perché, credetemi, «libera» non è per niente la parola che avrei usata quando il cielo mi faceva sua prigioniera !
Finalmente quest’estate penso che adotterò il modo di vivere italiano: Ramazzotti, antipasti, spaghetti, gelato e amore… evviva la Dolce Vita !
Christine Lauret